Mi rendo conto che ogni qualvolta metto mano ad una ricetta (oggi ciambelle fritte ragazzi!!!), le cose si complicano inevitabilmente; elencare gli ingredienti sorge d’istinto, metterli in pratica avviene quasi nell’immediato (ovviamente il procedimento ce l’ho tutto in testa); nel caso vada tutto liscio non mi accontento, devo rimettermi ad impastare per decifrare ogni movimento e per constatare che quello che ho realizzato sia realmente affidabile.
In sostanza se la ricetta del caso sono delle ciambelle fritte, il tutto si traduce in CIAMBELLE FRITTE per colazione e merenda: da smistare tra madre e sorella, da regalare a mia suocera (dirimpettaia) e magari da rifilare al gruppo di ciclisti o pescatori (amici del marito che capitano a tiro per primi).
Poi arriva la questione FOTO: figuriamoci se mi accontento di quello che sono riuscita a racimolare nel corso dell’esperimento. Nel caso in cui lo scatto della ricetta finita funzioni di brutto, è matematico che lo scotto sia non avere foto alcuna pronta a testimoniare la ricetta tanto sospirata!!! E allora viaaaa…giù con un’altra mandata di ingredienti pronti a replicare il racconto che speranzosa DEVO cercare di immortalare al meglio! Quando questo capita chiamo a regime i vicini del palazzo accanto, che come di consueto partecipano entusiasti nella veste di cavie prescelte.
Inutile dirvi che tutto questo ANDA e RIVIENI si consuma in un lasso di tempo affatto breve! Quando mai le mie ricette si traducono in semplici e sbrigative!?!?!? ^___^ MAI….appunto!
Capite perché gli intervalli temporali tra un post e l’altro sono epocali? Figuratevi che ogni tanto mi vengo a noia da sola….ma ormai il dado è tratto e quindi si procede e si arriva al dunque, abbandonare la nave non è scelta contemplata a casa mia….mai gettato la spugna, tutt’al più è la spugna che chiede pietà nel speranza di essere lasciata libera…..ahahahhahhah!!!!
Anche la scelta e la post produzione dei file è una ROBA che mi leva di sentimento: foto da elaborare tra una sonata di citofono e l’altra, tra un marito che lamentandosi sempre nel vedermi o IN PIEDI SUL TAVOLO DI CUCINA o INCHIODATA AL PC, trova mille scuse per farmi uscire di casa: una volta è la banca, l’altra è la spesa, poi sfodera la carta “….che fai?!??! Ma un caffettino scendi a prenderlo?!?!??“…..e secondo voi cosa mi tocca rispondere? Se dico di no poi a sentirlo….me la mena per tutta la giornata! E allora mollo tutto e faccio finta di non avere niente da fare ma ovviamente la mattinata è persa!
Inutile poi starvi a raccontare che intorno a tutto questo ci sono FIGLIE, CANE, CASA che lamentano sempre qualcosa.
Per chi lavora da casa è un dramma, ecco come stanno le cose!!!!!!
Poi facciamo che mettendo mano a tutto e riuscendo a liberarmi da zavorre varie, arrivo al dunque.
Una volta quindi che tutto è pronto: ricetta collaudata già scritta (magari su scampoli di fogli che spargo tra i millemila quaderni/ block notes) e foto carosello pronte all’uso, il post può prendere forma con la mia più grande soddisfazione!
Prima di lasciarvi scivolare un pò più in basso, per leggere la ricetta di queste ciambelle fritte senza uova, vi rubo ancora un paio di minuti per farmi le mie (spero) utili considerazioni.
Premessa
Se già avete provato qualche mia ricetta (questa, questa o forse anche questa), sapete che quando si tratta di impastare io parto sempre la sera prima; è una scelta che faccio per praticità perché sfruttando le ore notturne per la prima lievitazione, mi ritrovo al mattino con il più del lavoro già avviato.
In questo lasso di tempo l’impasto lavora lentamente trasformandosi in qualcosa di meraviglioso; una lievitazione lunga mi permette di diminuire drasticamente le quantità di lievito ottenendo un prodotto finale qualitativamente migliore: più profumato, più leggero, più digeribile, che si conserva ottimo anche in tempi più lunghi.
Impastare la sera significa per me godermi la colazione prima di proseguire con la ricetta in corso; questo è un lusso che sono riuscita a prendermi e che spero diventi una scelta condivisa.
CONSIDERAZIONI
- Le ciambelle fritte di oggi si impastano la sera prima; nel caso (per esigenze specifiche) abbiate bisogno di realizzarle in tempi più brevi, partite al mattino aumentando la dose del lievito; ovviamente tutto il procedimento subirà modifiche dovute.
- La ricetta è senza uova (il ciò potrebbe non guastare in caso di intolleranze alimentari), diversamente saranno perfette per tutti visto che sono stra-BUONE.
- Le già nominate CIAMBELLE potete personalizzate come meglio credete; io ho scelto di friggerle per poi ricoprirle di zucchero, nessuno vi vieterà di scegliere una cottura alternativa e di trasformarle secondo necessità. Se non siete amanti della frittura, potete cuocerle in forno (preriscaldato a 180°C per circa 25/30, o finché risulteranno belle dorate); una volta cotte potete spennellarle con del miele o con dello sciroppo d’acero, ricoprirle anche con una glassa al cioccolato.
- IMPORTANTE: lasciate che l’impasto triplichi il volume iniziale (deve lievitare molto bene, mi raccomando); è possibile che in base a fattori come, tipo di lievito, temperatura ambiente, texture dell’impasto (più o meno incordato), i tempi indicati possano non coincidere con i vostri. Non allarmatevi per questo, basterà dare tempo all’impasto; se al mattino non avrà raggiunto il livello desiderato, mettetelo al caldo (26°C circa) e vedrete che si sveglierà camminando così più velocemente.
- Se non avete il lievito mare, provate a realizzare la ricetta, esattamente come descritta, utilizzando da 0,50g a 1g di lievito di birra fresco, le due alternative da valutare in base alla temperatura di casa vostra (più o meno fredda nelle ore notturne).
- Nel caso in cui, in corso d’opera, vogliate modificare la forma alle ciambelle, fatelo perché questo impasto può tranquillamente diventare un pan brioche (spazio alla fantasia).
- E’ un fritto quindi è tassativo consumarlo in giornata.
(alcuni scatti fanno parte di un servizio realizzato per FiorFiore In Cucina COOP)
Ciambelle fritte senza uova
Ingredienti
(per circa 16 ciambelle piccole)
- 250g di farina Manitoba
- 250g di farina 0
- 60g di zucchero semolato
- 60g di burro morbido
- 280g di acqua
- 100g di li.co.li.
- 1 pizzico di sale
- la scorza di 1 limone non trattato
- la scorza di 1 arancia non trattata
- 1 baccello di vaniglia
cose serve inoltre:
- olio di arachide abbondante
- zucchero semolato q.b.
Procedimento
La sera prima (verso le h20), nella ciotola della planetaria, setacciate le due farine, bagnate con 265ml di acqua e lavorate per pochi secondi, in modo da ottenere un impasto grossolano ma senza la presenza di parti secche, in sostanza la farina deve inumidirsi tutta: questo passaggio viene chiamato autolisi*. Coprite la ciotola con della pellicola per alimenti e lasciate riposare (a temperatura ambiente) per circa 60 minuti.
Trascorso il tempo unite all’impasto autolitico lo zucchero, le scorze degli agrumi, i semi del baccello di vaniglia, il lievito sciolto nell’acqua restante (15ml) e iniziate ad impastare. Quando l’impasto risulta elastico e ben strutturato (incordato) aggiungete il sale, una volta assorbito, incorporate anche il burro morbido. Fate riprendere l’incordatura e passate su un piano di lavoro pulito, formate una palla, adagiatela in una ciotola pulita, coprite con della pellicola per alimenti e lasciate che lieviti fino a triplicare il volume iniziale, fino al mattino successivo, a temperatura ambiente (temp. 18/20°C), per circa 12/14h.
A lievitazione avvenuta, stendete la pasta a circa 1,5 cm di altezza, con l’ aiuto di un coppa pasta formate dei dischi e al centro forate ancora utilizzandone uno più piccolo; potete rimettere insieme i ritagli di pasta e ottenere così altre ciambelle.
Adagiate le ciambelle su una teglia rivestita con della carta da forno e lasciatele lievitare coperte al caldo (26°C circa), fino al raddoppio.
Scaldate l’ olio a 175°C e friggete le ciambelle fino a quando risultano dorate da ambo le parti.
Infine scolate su della carta assorbente e passatele nello zucchero, servitele ben calde.
autolisi*: in pratica è un processo biologico in cui le cellule si autodistruggono, digeriscono se stesse per mezzo di enzimi amilasi ovvero enzimi coinvolti nella digestione dei carboidrati (vi ho descritto l’autolisi propio alla spicciolata e in modo che tutti possiate capire). Questo processo iniziale spiana la strada ai lieviti poiché una volta introdotti, si ritrovano a che fare con amidi scomposti in zuccheri, quindi più facili da assimilare. L’AUTOLISI consente un assorbimento dei liquidi maggiore, agevola lo sviluppo della struttura del lievitato, riduce notevolmente i tempi di lavorazione dell’impasto finale (che risulterà setoso ed elastico) e in ultima battuta, regala un prodotto più longevo e più buono a livello di sapore. Il mio consiglio è quello di fare l’ autolisi sempre, soprattutto quando avete a che fare con farine deboli.